Tra la vita e la morte ci sono, appunto, i miracoli. Che possono manifestarsi, a volte, sotto forma di una lampadina incerta tra cortocircuito e calo di tensione. Specie quando, più che in casa, siamo in ospedale, in una stanza uguale a tante altre dove si alternano, e convivono, personaggi complementari. Al centro della scena lui, il malato, sospeso in una non vita dalla quale però riesce, di epifania in epifania, a fuggire anche se per poco. Giusto il tempo di manifestarsi alla sorella del suo compagno, al marito di lei e al compagno stesso. Quartetto variegato dove si fondono aspetti diversi della nostra vita: l’amore e il tradimento, il fastidio e l’affetto, la paura e il desiderio. Piccoli frammenti calati a fondo nelle carni dei personaggi, che come tinte dapprima monocrome via via si mescolano in un piccolo affresco dei giorni nostri. Buona la mano quindi del regista (Riccardo Scarafoni), che non calca la mano neanche quando potrebbe, tratteggiando queste vite con tratti decisi ma mai troppo netti, alternando il riso alla riflessione. In scena fino al 31 gennaio al Teatro della Cometa.

vita morte e miracoli

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